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Workshop Cultura Digitalizzata 2020

Pier Paolo Massone - Workshop digitalizzazione archivi e musei d'impresa - Milano 2020

Trascrizione dell’audio

Benvenuti a tutti. Per una settimana 25 studenti in obbligo scolastico del 1° anno di scuola secondaria superiore, per la prima volta in Italia, si cimenteranno nella digitalizzazione della cultura e, con strumenti d’avanguardia del futuro, cercheranno di perennizzare e onorare il passato. Le ragioni per le quali questo intervento ci è parso interessante sono due; la prima è già stata esemplificata e si chiama Covid. 

E’ del tutto ovvio che il patrimonio artistico, culturale ed architettonico ed il saper fare Made in Italy sono la risorsa principale del nostro paese ma in tante di queste filiere la curva della digital transformation è ancora all’inizio. Quindi noi, dando le competenze ai nostri studenti, vogliamo renderli semplicemente preziosi nel mercato del lavoro, che di competenze di questo tipo ha tanto bisogno. 

C’è però per me una seconda ragione, che personalmente è più importante, perché il mio lavoro è quello dell’educatore. Per cercare di spiegare questa seconda ragione inizio con una storia, che comincia il 12 Marzo 2012 quando una turista giapponese, Yuzu Nuda, che aveva noleggiato un’auto e stava percorrendo la costiera settentrionale dell’Australia, è andata dritta nonostante la strada girasse a sinistra. Lei non ha neanche frenato e ne è uscita miracolosamente illesa. Quando le hanno chiesto cosa fosse successo lei ha risposto “Ho visto che stavo uscendo di strada ma il navigatore mi aveva detto di continuare così e io l’ho fatto”. Questo è un episodio che spiega bene quanto oggi la verità venga dal nostro dispositivo, quanto la verità sia Google. Ciò suscita delle riflessioni interessanti, perciò invito tutti a dare un occhio ad un documentario che si chiama “The Social Dilemma”, che propone un test che io ho riproposto per voi: avete qui 4 screenshot di 4 persone con interessi, estrazioni, cultura, geografia molto simili. Abbiamo digitato nel nostro computer “Corona Virus” e quelli sono i risultati che Google ci ha suggerito. Voi sapete come funziona una ricerca su Google, ci sono i suggerimenti ed io comincio a cliccarci sopra e vedete che, cliccando su uno di questi, inizierete una navigazione che è del tutto diversa rispetto a quella delle altre persone; la navigazione ci porta in luoghi diversi ma non tutti questi luoghi sono depositari della vera verità.

Qui vi ho elencato alcuni degli operatori che scrivono e pubblicano su internet, che fanno, disfano e dicono indipendentemente dal fatto che abbiano delle cose giuste da dire. L’algoritmo di Google e quello di Facebook sono sostanzialmente delle grosse macchine che gestiscono buona parte della nostra navigazione e non sono né buone né cattive, né sincere né insincere ma hanno un solo scopo: quello di farci passare più tempo possibile con loro, quello di postare, interagire e vedere pubblicità. Loro ci propongono dei contenuti che evidentemente ci piacciono, in quanto entrambi gli algoritmi sono diabolici nel repertoriare e comprendere ogni nostra decisione di acquisto, pubblicazione ed articoli letti. Ci conoscono meglio di quanto noi non conosciamo noi stessi. Dunque prendiamo per esempio i complottisti paranoici, gente che pensa che il Corona Virus sia stato creato dai cinesi nei laboratori per distruggerci tutti; supponiamo che io capiti su un articolo di questo tipo e lo legga, posso essere d’accordo oppure no. Magari lo commento pure. L’algoritmo lo vede, lo capisce e comincia a suggerirmi altri articoli di questo tipo; magari non tutti diranno la stessa cosa, alcuni diranno che sono stati i russi, altri gli americani, altri Bill Gates e man mano che noi leggiamo l’articolo, l’algoritmo ci manda articoli, post e news in questa direzione. E noi piano piano saremo convinti che quella sia la mia verità. Non credo affatto sia la verità ma poco importa, in quanto nessuno può repertoriare l’intero universo del web. Ognuno di noi vede quello che l’algoritmo gli fa vedere, dunque in realtà Google mi presenta una verità che è su misura per me ed è diversa da quella di ognuno di voi. Siamo quindi ad un click da tutto ma, se la verità che viene prospettata ad ognuno di noi è diversa da quella del mio vicino, allora non siamo più d’accordo su cosa è vero. Sono cresciuto a Roma negli anni 70 ed era un periodo di violenza verbale e fisica, in cui si dibatteva su le opinioni ed idee, ma non sui fatti; oggi però la differenza qualitativa, con ciò che sta accadendo, è che invece non è più solo una questione di opinioni ma non sembriamo più essere d’accordo proprio sui fatti e, se non siamo più d’accordo su ciò che è vero, allora non siamo più d’accordo su niente. Non è una questione di opinioni e di idee ma è che la mia narrativa personale, il modo in cui credo che il mondo stia funzionando, è proprio diversa dalla tua. E ciò sta iniziando a generare una serie di discordie. di violenze verbali e fisiche che sono più difficili da conciliare. Vi segnalo un altro documentario, “The Great Hack”-”La grande violazione”. Qui si evince come due dei processi democratici più importanti degli ultimi anni, ovvero l’elezione presidenziale USA del 2016 e il Referendum Brexit, sono stati fortemente influenzati e determinati nel loro esito da una società che si chiama Cambridge Analitica, che ha acquistato abusivamente 87 milioni di dati di votanti americani e circa 15 milioni di dati di votanti inglesi; grazie a Facebook, li ha repertoriati in gruppi psico-grafici sulla base del loro algoritmo, dei post che avevano letto, degli articoli che avevano commentato, degli oggetti che avevano acquistato e ha individuato fra questi gli influenzabili, cominciando a martellarli con delle campagne basate su disinformazione, fake news e hate. Alla fine la società è riuscita a portare a casa il voto di queste persone, fornendo delle informazioni che nel migliore dei casi non erano 100% vere. In un contesto di questo tipo perciò non serve più una scuola dove l’insegnante di italiano dia delle informazioni e quello di storia né dia altre, buttando addosso troppe informazioni; non serve più una scuola a catena di montaggio ma serve una scuola che aiuti a capire quali sono le informazioni utili, quali sono quelle vere, quelle verosimili e quelle inventate: una scuola che dia delle griglie di lettura e una struttura, per capire il mondo come è ed il presente.

2500 anni fa un filosofo cinese diceva “Per capire il presente e prevedere il futuro bisogna studiare il passato”, che è quello che faremo insieme questa settimana. Lo studio del passato normalmente è assimilato a quello della storia, che è molto spesso una narrazione di seconda o terza mano; la narrazione di prima mano è lo studio dei documenti, che è quello che faremo insieme questa settimana. La maggior parte dei libri di storia si basa invece su un altro libro di storia, che a sua volta si è basato probabilmente su un resoconto e via dicendo. E’ probabile che vi sia una diluzione della qualità dell’informazione e sicuramente, in un mondo come quello in cui viviamo adesso, pieno di notizie inutili e a volte di parte, lavorare sulle fonti della storia è importante. 

Vi do solo due esempi al volo: questo è un manuale di istruzione con disegnati corpi umani all’interno di una nave britannica che portava corpi di africoamericani da Zanzibar fino in America lungo un viaggio di sei settimane. Come fare a disporre 292 corpi in modo da raggiungere la massima capienza della nave nella stiva? Queste persone per 6 settimane vivevano incatenate nella posizione che vedete. Potrei scrivere mille pagine inerenti quanto sia brutta la schiavitù ma, se voi vedete questo documento del 1788, vi dirà molto di più delle mie mille pagine; e per questo è importante che questo documento ci sia arrivato e venga tramandato. 

Altro documento, non storico ma molto recente: nel giugno di quest’anno il New York Times ha pubblicato un’inchiesta con documenti digitali che indica che George Floyd, persona afroamericana morta quando era in custodia della polizia americana, è la 70esima persona in 9 anni a cui succede questa cosa. Il New York Times mette a disposizione le prove digitali e dei documenti, per lo più dei filmini girati per strada con il telefono, di persone che erano in custodia, come accadde a Willie Ray Banks. Lui è un ex marine, un uomo corpulento che non aveva fatto niente e che era rientrato dalla guerra in Iraq con dei traumi; non stava agendo in una maniera che alla polizia era piaciuta perciò era stato immobilizzato da 4 persone. Ad un certo punto del filmato lui dice “ Non riesco a respirare” e il poliziotto gli risponde “Oh si che respiri, se stai parlando stai respirando quindi stai zitto”. Willie Ray Banks è morto poche ore dopo per asfissia. Questo è un documento che è più eloquente di qualunque articolo e di qualunque narrazione. Sapere è potere e l’oro del 3° millennio è il sapere; le competenze che consegneremo a voi ragazzi stamattina sono magiche ma, come una bacchetta magica di Harry Potter, spetta a voi decidere se usarla bene o male. L’informazione è uno strumento di libertà personale e politica e il conoscere le cose implica una responsabilità. In sintesi bisogna lavorare duro per meritarsi i nostri privilegi, per restare liberi ed aiutare le libertà altrui, pur nel rispetto delle norme anti-covid.