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Workshop Cultura Digitalizzata 2020

Damiano Airoldi - Un museo che crea valore

Trascrizione dell’audio

Il laboratorio del tempo è una collezione che parte da una passione personale, legata alla mia attività professionale. In qualche modo è stato un accumulo durato 35-36 anni e che ha visto gli oggetti moderni di allora divenire nel mentre vintage, dato confermato dal fatto che 20 anni sono un’era geologica per gli oggetti tecnologici. Questa collezione, tenuta a lungo nascosta, è diventata sempre più importante fino a che ho deciso di cercare un confronto con delle persone che fossero al di fuori dal giro degli appassionati, che si soffermavano sui tecnicismi, ma che in compenso di mestiere facevano proprio l’archiviazione storica; li avevo contattati affinché catalogassero gli oggetti e così mi hanno mostrato come gli oggetti venissero letti in un modo diverso da quello a cui ero abituato, trovando dietro ad ogni oggetto una storia affascinante e dei legami diversi rispetto a quelli che ci aspettavamo: legami non solo con la tecnologia, ma con la filosofia, il design, la cultura e con aspetti sociali inaspettati. A quel punto mi sono reso conto che valeva la pena tirare fuori questa collezione ed esporla: da qui il titolo “Un museo che crea valore”. Quando abbiamo iniziato ad esporre questi oggetti, abbiamo scoperto che esporre non è semplice per via del dispendio di spazio che comporta ma nonostante ciò vale la pena esporre, in quanto si può comunicare e creare valore in modi in cui non ci saremmo mai aspettati: 

  • valore in termine di cultura, che ha apportato visite di scolaresche ed appassionati; 
  • valore in termine di comunicazione, in quanto comunicare la presenza di questo museo ci ha dato la possibilità di parlare con i nostri clienti in modo diverso della nostra storia, di cosa facevamo e del perché lo facevamo e anche di attrarre curiosità; 
  • valore perché si tratta di oggetti che hanno valore e lo acquisiscono nel tempo in quanto collezione. 

Basta pensare che l’Apple 1 è un oggetto di cui rimangono circa 70 oggetti censiti e che è andato all’asta più volte con valori che vanno dai 100.000 dollari al mezzo milione di dollari. E la cosa curiosa è che in Italia ce ne sono 4. I collezionisti di questi oggetti sono molti ed in Italia ci sono tra le collezioni più interessanti in assoluto. Apple ha una visibilità eccezionale e il museo più completo di oggetti Apple è in Italia, a Savona. Questo museo per noi ha preso importanza ma, in seguito al lockdown, è sorta la necessità di cambiare atteggiamento: il museo fisico non basta. I limiti sono che lo spazio finisce (problema di dimensione) e che la frequenza delle visite può essere improvvisamente completamente interrotta, sebbene la curiosità e le domande di richiesta rimangano alte. Il fatto di digitalizzare questo patrimonio è un valore e un’esigenza, anche in termini di comprensione di quello che abbiamo: noi in questo momento abbiamo circa 500 pezzi e già il controllo è per certi versi perso. Abbiamo bisogno di questa attività e non è per niente semplice farlo fare a qualcuno perciò questa esigenza diventa un’opportunità lavorativa piuttosto interessante, oltretutto perché dietro a questi oggetti e ad ogni cosa ci sta una storia incredibile. Io ho voluto portare oggi qui 4 oggetti, che rimarranno qui come esercizio e che sono stati scelti secondo una logica di un prodotto molto conosciuto, al di là della sua diffusione: 

  • un oggetto consueto come un manuale, che però in qualche modo diventa sempre più raro e complicato da conservare in quanto finisce regolarmente nella spazzatura e poi trovarlo diventa molto difficile; 
  • un oggetto difficile da interpretare e inconsueto, come un dittafono degli anni 60, che serviva per registrare interviste e prendere appunti prima degli oggetti elettronici; 
  • un oggetto presente all’interno della nostra galleria degli orrori, comprendente anche questo mouse che ha il deficit di far venire male alle mani. Questa galleria è lontana da una classificazione didascalica annuale ma è catalogata in un percorso di visita di museo che attraversa i cosiddetti “prodotti sbagliati” (sbagliati perché arrivati fuori tempo, o perché belli ma poco funzionali) che sono magari fortemente voluti. Nel caso di questo mouse fu proprio Steve Jobs a volerlo e solo alla fine si è fortemente ricreduto e ha capito come fosse un oggetto concepito male, rivelando come dagli errori si debba imparare per trarne una straordinaria opportunità. 
  • un oggetto che necessita di particolari attività, come una chiave fisica (spesso le macchine grosse e vecchie di valore hanno delle chiavi fisiche). Ci sono infatti interessanti attività che i collezionisti sperimentano, che sono le attività investigative tese a ricostruire, da dei dettagli e degli oggetti, delle storie e dei patrimoni. Considerando delle chiavi fisiche, per esempio, bisogna ricostruire dove erano e a cosa servivano e ciò implica non solo il cercare la documentazione ma anche a volte il rimpiazzarle. 

Riuscire a costruire storie dagli oggetti è quindi particolarmente interessante. Il nostro museo contiene tra l’altro degli oggetti anche abbastanza rari ed è veramente interessante raccontare queste storie e, per farlo, serve gente che catturi il valore degli oggetti e li trasformi in informazioni, presentazioni e racconti. Il racconto è tutto al fine di non rendere un mouse storico un semplice mouse. 

Ciò che serve è qualcuno che sappia mettere mano in questi musei aziendali e, guardando in questo ambito, ci sono delle esperienze eccezionali, quali Italgas. Anche da noi è una cosa di cui abbiamo bisogno ed anche oggi non saprei a chi devo rivolgermi per una necessità del genere, se non a uno stretto giro di persone che, oltre ad avere molto da fare, non hanno neanche la giusta disponibilità nei nostri confronti. C’è davvero un’offerta interessante da soddisfare che spero abbiate l’opportunità di cogliere.