
Renault, a Life’s Passions
Tecnologia immersiva e musealità aumentata nella concessionaria Borrauto di Conegliano
Federico Dei Rossi | Art Director Forma Urbis
Per l’apertura della nuova sede Borrauto a Conegliano, è stato allestito un piccolo museo esperienziale dedicato alla storia di Renault. L’iniziativa nasce per valorizzare il patrimonio del marchio e creare un elemento promozionale innovativo per una concessionaria d’auto, ma ha permesso anche di esplorare nuove possibilità di esposizione attraverso le tecnologie digitali immersive
Il progetto, denominato Renault, a Life’s Passions, rappresenta un’operazione inedita nel contesto museale legato all’automobile, soprattutto per la modalità con cui i modelli sono stati presentati: interamente in realtà aumentata, a grandezza naturale. L’esposizione, allestita all’interno della concessionaria, combina una narrazione visiva e testuale con un sistema interattivo basato sull’uso dei visori Meta Quest 3. Il percorso si articola in tre sezioni – Storia, Spazio e Futuro – ognuna delle quali ospita tre veicoli emblematici della produzione Renault, per un totale di nove modelli. I visitatori, indossando i visori, possono osservare le vetture apparire nello spazio fisico del salone come “reperti” virtuali, riprodotti con elevato grado di realismo e collocati in posizioni fisse e coerenti con l’ambiente.
A differenza di altri musei dell’automobile che impiegano la realtà aumentata come supporto integrativo a modelli fisici, in questo caso la tecnologia sostituisce integralmente la presenza materiale delle vetture. Non si tratta quindi di sovrapposizioni digitali a un oggetto reale, ma della ricostruzione completa del modello attraverso poligoni 3D, texture e shader reattivi alla luce reale. Ogni vettura è accompagnata da un totem virtuale che consente di accedere a contenuti audio, schede tecniche, campioni sonori del motore e del clacson.
La realizzazione tecnica ha comportato diverse sfide. I visori Quest 3, scelti per il loro buon equilibrio tra prestazioni e accessibilità, sono stati spinti al limite delle loro capacità. La complessità dei modelli tridimensionali ha richiesto un compromesso tra dettaglio visivo e stabilità del sistema. Solo tre modelli, ad esempio, includono interni dettagliati. Per aumentare il realismo dell’esperienza, sono state applicate alle superfici delle vetture riflessioni ambientali derivate da una scansione 3D Matterport degli spazi, mentre ogni modello proietta ombre coerenti sul pavimento fisico.
Una delle difficoltà principali ha riguardato la mappatura dello spazio da parte dei visori. I sistemi di tracciamento integrati nei Quest sono pensati per ambienti di dimensioni medie, come stanze domestiche. La superficie del salone espositivo ha causato crash frequenti durante la scansione ambientale, rendendo necessarie molteplici ripetizioni manuali per ogni dispositivo. Inoltre, si è reso necessario ancorare virtualmente i modelli a riferimenti stabili nello spazio fisico, così da garantirne il posizionamento coerente indipendentemente dal punto di vista dell’utente.
Nonostante i vincoli tecnici e logistici, il risultato è un’installazione coerente, fruibile ed emozionante, che riesce a trasmettere con efficacia la complessità e l’evoluzione del marchio Renault, anche in assenza degli oggetti reali. L’entusiasmo dei visitatori ne è stata una prova tangibile e il coinvolgimento che hanno dimostrato, faticando a tratti nel riconoscere reale da virtuale, è una prova delle incredibili potenzialità di questo strumento.
Questa sperimentazione solleva riflessioni interessanti sul ruolo delle tecnologie immersive in ambito museale. In assenza di un museo ufficiale dedicato a Renault, questa esposizione suggerisce un’alternativa economicamente sostenibile alla tradizionale musealizzazione dell’oggetto automobilistico. La realtà aumentata consente di bypassare i vincoli di spazio, logistica e conservazione, rendendo accessibile un patrimonio storico altrimenti difficilmente fruibile in forma diretta.
Tuttavia, non si tratta solo di una soluzione tecnica. Il formato virtuale introduce una diversa modalità di relazione con l’oggetto: il visitatore non è più solo spettatore, ma partecipe di un ambiente dinamico e reattivo. In questo senso, Renault, a Life’s Passions dimostra come anche contesti non prettamente espositivi – come una concessionaria in questo caso, ma più in generale un’azienda – possano assumere una funzione museale, valorizzando il contenuto attraverso strumenti tecnologici adattati allo spazio e al pubblico.
Il progetto rappresenta quindi un caso studio utile per riflettere sull’evoluzione delle pratiche curatoriali e sulla diffusione di esperienze culturali in luoghi non convenzionali. Un museo, anche se piccolo, può nascere ovunque, purché sia dotato di una visione chiara dei contenuti e degli strumenti più adatti a raccontarli.