
80 anni di storie e innovazioni espresso
FAEMA 1945- 2025
"Ho una FAEMA personale. Sa che cos’è? Non è del tipo di plastica per dilettanti. È di quelle vere macchine per espresso da bar con tanto di aquila sopra”.
Con queste parole Seth Brundle, interpretato da Jeff Goldblum, nella scena di apertura del film culto di David Cronenberg La mosca (1986), persuade una scettica Geena Davis, nel ruolo della giornalista Veronica Quaife, a visitare il laboratorio domestico dove ha allestito la rivoluzionaria macchina per il teletrasporto, che tuttavia pare avere meno sex appeal del prodigio Made in Italy progettato per cappuccini a regola d’arte.
Questa battuta illustra, icasticamente, come la Fabbrica Apparecchiature Elettro Meccaniche e Affini sia diventata nel tempo un’autentica icona dell’italian lifestyle.
La sua storia parte nel 1945 a Milano, quando Carlo Ernesto Valente porta nelle strade di un Paese provato dalla guerra un nuovo modo di bere il caffè: veloce, intenso, condiviso. È il segno della rinascita. Su questa spinta, negli anni Cinquanta, i bar diventano i salotti delle città, e FAEMA è l’artefice invisibile di quel rito collettivo.
Nel 1961 FAEMA rivoluziona il mondo dell’espresso con la E61, la prima macchina a abbandonare le leve manuali per affidarsi a una pompa volumetrica elettrica. Con questo sistema, l’acqua raggiunge e mantiene un’elevata pressione costante — circa nove atmosfere — necessaria per una corretta estrazione. Un’innovazione che segna la nascita delle macchine semi‑automatiche, capaci di erogazione continua attingendo direttamente alla rete idrica, eliminando tempi morti tra una bevanda e l’altra.
E non è tutto: la E61 introdusse il concetto di pre-infusione, ossia un breve contatto dell’acqua coi fondi di caffè prima che la vera e propria estrazione avvenga, favorendo così una diffusione uniforme e una massima resa aromatica. La E61 è anche un capolavoro di design, tanto da entrare nei musei e negli archivi storici dove si celebra il Made in Italy.
Siamo negli anni del boom economico e comunicativo. Fioriscono le sponsorizzazioni sportive: tra il 1955 e il 1970 il team ciclistico FAEMA corre con la maglia bianco-rossa, portando in trionfo campioni come Eddy Merckx.
Nei decenni successivi l’espresso conquista il mondo e FAEMA porta il gusto italiano in giro per il mondo. Il marchio è ambasciatore della cultura del caffè, con macchine che uniscono artigianalità, spirito industriale e glamour hollywoodiano.
Dagli anni ‘90 FAEMA fa parte del gruppo Gruppo Cimbali, che nel 2025 ne ha celebrato la storia con il progetto FAEMA 80x80, una mostra diffusa, curata dal MUMAC (Museo della Macchina da Caffé) che ripercorre l’evoluzione del brand attraverso 80 immagini d’archivio, ognuna rappresentativa di un anno di storia e innovazione. Un’occasione per ricordare che corporate heritage significa non solo riconoscere un marchio, ma una storia culturale che ha contribuito all’eccellenza del fare italiano.
Immagine da: faema.com